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Lu capasone (The great jug)

The “capasone” is a huge container, made for keeping and fermenting wine’s must. In order to produce it, people used a particular kind of clay, called “argilla col nervo”, that was pull out from Grottaglie’s mines. This clay allowed people to produce large-sized objects. Unfortunately today is really expensive to pull it out, so “capasoni” are not produced anymore.                                                                                                                 This artifact was crafted in two different parts, a lower and an upper one, then joined by a mix of clay and a lot of water, called “barbottina”. Handles are attached only at the end.

“Capasone” then and now

Originally the “capasone” was an essential need, used for wine preservation.                                                      Over the years it became a valuable and ornamental object. Now some people put plants and flowers in it.

 

Written by:

Albano Nicola                                                                                                                              Palmieri Natasha                                                                                                                        Pappadà Raffaella                                                                                                                    Piergianni Annachiara                                                                                                              Quaranta Serena                                                                                                                        Spagnulo Caterina

Con gli occhi del ‘fuorisede’

Spesso siamo soliti definire, i giovani che scelgono di andare via, come chi: “Scappa via dalla realtà locale”.

Alcuni di loro, consapevoli di affrontare le difficoltà che gli hanno spinti ‘fuori le mura’, scelgono di tornare.

Il video racconta una Grottaglie diversa.

Anche se alcune foto sono state scelte dal Web (maggiore canale di comunicazione) rappresentano pienamente lo stupore, misto a meraviglia, per come sia cambiata Grottaglie e di quanto fermento culturale c’è. Non potevano mancare le nostre Gravine, con brevi riprese fatte sul posto.

Ringraziamo l’autore del video per aver creato un focus sul nostro paese.

 

 

Lavorazione ceramica e tecnologie produttive

ceramiche, capasone

Le tecnologie produttive relative alla ceramica tradizionale di Grottaglie sono le tecnologie arcaiche, quelle utilizzate nel passato. La materia prima, l’argilla, veniva – e viene tuttora – estratta dalle cave locali. Spesso per produzioni più particolari, per oggetti di particolare raffinatezza, si fa uso anche di argille provenienti da altre parti d’Italia, ma queste si utilizzano per lo più come correttivi alla materia prima locale. Rimane il fatto che, se Grottaglie può vantare una tradizione d’artigianato ceramico, lo si deve principalmente alla possibilità di approvvigionarsi, sin da antica data, di materia prima in giacimenti locali.

Le fasi della lavorazione ceramica, basate su una serie di operazioni che ripercorrono l’antica attività amanuense, sono:

– l’estrazione,
– la preparazione, la purificazione e la plastificazione dell’argilla,
– la foggiatura,
– l’essiccamento,
– la prima cottura,
– la smaltatura,
– la decorazione,
– la cottura finale.

La fase che maggiormente caratterizza Grottaglie è quella relativa alla lavorazione al tornio. Si utilizza un tornio di origine greca e di ispirazione saracena, adatto alla foggiatura degli oggetti circolari: piatti, coppe, vasi. Al vecchio tornio a pedale ormai si è sostituito il tornio elettrico, senza che questo abbia modificato l’attività del torniante che, in ogni caso, realizza tuttora la forma dei vari oggetti grazie all’esperienza, all’abilità personale e alla gestualità consapevole delle sue mani sull’argilla. Un aspetto che Grottaglie può sicuramente vantare a livello mondiale è quello della professionalità dei suoi tornianti. Per ciò che riguarda la cottura, esistono ancora alcuni forni a fiamma libera (forni monumentali), adatti a cuocere oggetti di grossa volumetria, come ad esempio i “capasoni”, enormi vasi che sviluppano un’altezza che può arrivare ai due metri e mezzo, tre metri. Oggi però sono in voga soprattutto i forni a gas o quelli elettrici. Tuttavia, nel complesso, tutti gli apparati che regolano tecnologicamente le fasi produttive sono ancora quelli che hanno caratterizzato la storia di questo particolare prodotto, la maiolica.

Nei vari periodi della sua storia legata all’artigianato ceramico, Grottaglie non si caratterizza per stili ben precisi, ovvero che abbiano una loro connotazione filologica e stilemica individuabile a livello grafico. Si può dire che esistono decori che afferiscono ad aree storiche come i decori post-rinascimentali o quelli del periodo barocco e del periodo neoclassico. Sono decorazioni che, a differenza di altri centri ceramici, hanno sempre la virtù e la particolarità di essere fondati per lo più su motivi generici e/o floreali sinusoidi e spigliati, liberi e fantasiosi. Decorazioni realizzate a mano libera, senza alcun strumento che ne riporti preventivamente il disegno. Questo è sicuramente un aspetto molto importante che finisce per caratterizzare gli oggetti rendendoli eleganti, briosi, vivi, autenticamente umani. Con l’oggetto nel suo farsi, il maestro ceramista stabilisce un dialogo che ha una forte valenza pedagogica: sono proprio la pennellata, la spontaneità del tocco dell’artigiano sullo smalto, l’utilizzazione dei colori tipici della ceramica di Grottaglie a far da tramite fra l’uomo e la sua piccola grande opera in via di realizzazione. Gli smalti scaturiscono da ricette segretissime, vere e proprie formule di cui ogni ceramista è geloso e che altrettanto gelosamente le famiglie si tramandano di padre in figlio. Lo stesso si può dire della composizione dei colori e di alcuni aspetti decorativi. Grottaglie non può vantare, come fa Faenza, famiglie artigiane stilisticamente ben definibili. Si può certamente rilevare che nel periodo settecentesco impera il concetto della serpentina, una linea semisoidale che si intreccia con foglie e fiori dove spesso si inserisce il motivo geometrico. Nella ceramica neoclassica, d’ispirazione più prettamente popolare, troviamo decorazioni che riportano tematiche che oggi potremmo chiamare “naif” per la loro originalità e spontaneità. Se c’è un’influenza che ha avuto per Grottaglie un determinante valore di riferimento, è quella dell’area napoletana, in particolare di quella irpina, specie per quanto riguarda la ceramica d’ispirazione popolare, quella che possiamo definire “spontanea”, che nasce dalla fantasia e dall’immediatezza dell’artigiano nel momento cruciale in cui prende la decisione di ciò che sull’oggetto andrà a decorare con semplicità e passione.