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Santuario Madonna della Mutata

SANTUARIO MADONNA DELLA MUTATA

immagine presa da google

UBICAZIONE: Proseguendo per via XXV Luglio a pochi metri sulla destra si scorge la Gravina del Fullonese, dopo circa 7 km in aperta campagna giungiamo al Santuario.

PERIODO: X secolo.

NOTIZIE STORICHE, CRITICHE/CENNI STORICI: La denominazione di Mutata è legata ad un fatto prodigioso risalente al 1359. già dal X sec. sul luogo dove ora sorge il Santuario esisteva una chiesetta contesa tra gli abitanti di Grottaglie e Martina Franca in cui era custodita un immagine ad affresco della Madonna sulla parete a sud rivolta nella direzione di Martina Franca e quindi appartenutagli secondo i suoi concittadini. Il lunedì di Pentecoste del 1359 fu la Madonna stessa a risolvere la questione; l’immagine dipinta venne ritrovata sulla parete nord volta verso Grottaglie d’allora divenuta la patrona della cittadina. Per il miracoloso “mutamento” fu chiamata S. Maria Mutata.

I suoi corpi di fabbrica risalgono al XVII sec. quando fu ricostruito forse ad opera di Albornoz Egidio Carrillo (vescovo di Taranto dal 1630 al 1637) sui resti dell’antica basilica del X/XI sec. Lo stemma dell’illustre prelato è scolpito all’incrocio dei due bracci della croce greca su cui si sviluppa il luogo sacro.

Il Santuario ha i suoi momenti di vita durante la celebrazione di matrimoni nel mese di maggio, durante la ricorrenza del 15 agosto, giorno in cui si svolge un pellegrinaggio alla Madonna che parte dal Monastero di Santa Chiara e durante la Pasquetta che i grottagliesi sono soliti festeggiare la prima domenica dopo la Pasqua. Al di fuori di questi momenti, il silenzio domina incontrastato.

Adiacente alla chiesa si eleva la masseria omonima, non molto grande, con una caratteristica facciata su cui si adagia una scala. In alto sulla facciata e sul muro laterale si sinistra, sono scolpiti, rispettivamente gli stemmi degli arcivescovi Rossi Giovanni (arcivescovo di Taranto dal 1738 al 1750) e Marino Orsini (arcivescovo dal 1445 al 1471).

Un tempo nel campo circostante si svolgeva il “proelium giocosum” cioè la battaglia giocosa, con cui i grottagliesi commemoravano la vittoria dei Cristiani sui Turchi, a Rossano in Calabria. A quell’episodio bellico partecipò Pietro D’Onofrio, distinguendosi per valore e coraggio. Fu lui che portò le insegne turche al Santuario, dando inizio a questa rievocazione, culminante in una vera e propria battaglia fra turchi e cristiani. Infatti veritiera è l’ipotesi secondo la quale in nome “Mutata” da “Mutazione” indicava un luogo delle cavalcature e di riposo, ciò forse confermato appunto dall’attigua masseria a fianco del Santuario.

Il territorio circostante, come tutto l’agro di Grottaglie è ricco di storia confermata dalla moltitudine di reperti archeologici razziati in continuazione fin dai secoli scorsi.

DESCRIZIONE ARCHITETTONICA: La facciata si divine in tre zone longitudinali, quella centrale, maggiore sia nell’altezza che nella larghezza presenta cinque lesene sulle quali poggia il frontone triangolare, che si chiude con una croce greca. Sopra la porta d’ingresso una nicchia accoglie la statua della Vergine Mutata, il cui vetro di copertura è talmente ingiallito che impedisce la limpida visione della statua. Le zone laterali semplicemente lisce con due finestre, su quella sinistra si eleva il campanile a vela che sorregge le campane. L’interno è costituito da tre navate, quella centrale, ha tre campate con volte a crociera e si chiude con la cappella con altare maggiore in pietra ordinaria, illuminata da una bella vetrata intercalata da due tele (metà 600) che raffigurano: Gesù legato alla colonna e Gesù con la canna tra le braccia. Sempre nella stessa cappella è situato un interessante armadio intagliato che custodisce un “miracoloso” Crocifisso ligneo (metà 600) che la leggenda vuole si sia rivolto al suo scultore con le parole : “Ddo mi vitisti ca tale e quale mi facisti?”.

La navata a sinistra comprende : il primo altare con antica tela che rappresenta la Vergine del Carmelo tra Santi, nella seconda campata è accolto l’organo su impalcatura di legno; l’ultimo altare è sovrastato da una bella tela fata da Ciro Fanigliulo. Nella navata a destra: la prima campata accoglie l’altare con la statua di pietra calcarea di

S. Giuseppe (1679); della Vergine; segue l’altare dedicato alla Mutata con l’antico affresco della Madonna; da questa campata si eleva la cupola con ventagli dipinti, la terza campata è consacrata a S. Cataldo. Le volte che chiudono l’accogliente chiesa sono completamente affrescate. La chiesa è impreziosita da una bella pavimentazione in maiolica grottagliese del 600 con elementi decorativi geometrici o di foglie e fiori, sul fondo bianco predominano il giallo, il celeste e il rosa.